P.S. Avviso ai lettori arrivati qui per la prima volta: le vicende di questo blog seguono, in parte, un filo logico che comporta una sequenza temporale degli eventi. Per comprendere in pieno le vicende di Ciro, si raccomanda di cominciare a leggere in senso inverso dal post meno recente, risalendo verso l'ultimo post pubblicato.

domenica 20 maggio 2007

CIRO RITROVATO E RICOVERATO

Ieri stavo facendo una passeggiata in centro quando ho visto Cinzia, la moglie di Carlo che è il mio migliore amico, intenta a fare compere. Dal momento che trattasi di gran donna, ho pensato bene di farle compagnia. Non mi va che la compagna di un mio amico giri per la città da sola, senza nessuno che la protegga dai malintenzionati.
Così mi sono avvicinato, l'ho salutata e le ho offerto un caffè.

Mentre entravo con lei al bar mi è sembrato di vedere con la conda dell'occhio Ciro dall'altra parte della strada. Solo il cielo sa quanto quel ragazzino mi mancasse, ma nel bar c'era la condizionata e mica potevo far sì che si sprecasse, così sono dovuto entrare richiudendo la porta alle mie spalle.

"Sarà stata una allucinazione", mi sono detto.

Dopo aver preso il caffè con Cinzia, le ho fatto notare che mi sembrava davvero stanca, cosa che lei mi ha confermato: "Queste scarpe di Chanel per lo shopping non sono adatte, avrei così bisogno di un massaggio..."

Un'ora dopo ci salutavamo uscendo dall'hotel "Capricorno" (e chi la vuole capire...), ripromettendoci di vederci presto. Mi ha salutato con un simpatico e amichevole: "Allora manette e frustino li porti tu?".

Devo chiamare Carlo per una partita a bowling uno di questi giorni.

Mentre mi avviavo alla macchina, ho rivisto quel bambino che avevo notato mentre entravo al bar. Vagava con lo sguardo perso nel vuoto, con gli abiti a brandelli... sarebbe potuto sembrare uno zingarello.

Mi sono avvicinato, ed era proprio Ciro. Sono andato alle spalle e gli ho detto: "Giovanotto, il vagabondaggio è illegale, lei è in arresto, la porterò in una prigione dove c'è l'orco cattivo!".
Ciro è scoppiato in un pianto a dirotto, disperato, tant'è che l'ho girato e gli ho detto: "Ciro a papà, non piangere, era uno scherzo innocente".

Mi ha riconosciuto, gli si è disegnato un sorriso strano sul volto e mi ha abbracciato stringendomi forte forte. Quasi quasi mi commuovevo.

Dopo qualche minuto di frignare, ha alzato lo sguardo e mi ha chiesto: "Papà, ma tu mi vuoi bene?".

E io: "Ciro a papà, che domanda. Certo che ti voglio bene... Come sempre".

Mi ha chiesto: "Come sempre?".

E io: "Certo a papà".

A quelle parole, è svenuto.